Rivalutazione dei beni
Un'importante opportunità per le imprese
Le imprese hanno la possibilità di rivalutare i beni completamente ammortizzati e le immobilizzazioni in corso, risultanti a bilancio al 31 dicembre 2019. Nello specifico è possibile, sia per fini fiscali che civilistici, rivalutare:
- beni materiali e immateriali tra cui impianti, macchinari, attrezzature, marchi e brevetti;
- partecipazioni.
Grazie al Decreto Agosto, la rivalutazione a fini fiscali diventa ancora più vantaggiosa. Tale decreto, infatti, riduce l’imposta sostitutiva necessaria per richiedere il riconoscimento fiscale della rivalutazione, dal 12% al 3%. Inoltre, il riconoscimento dei nuovi valori decorrerà dall’esercizio successivo al 2019 (quindi per le società con esercizio solare, dal 2020). Invece i nuovi ammortamenti decorreranno dal primo esercizio successivo alla rivalutazione (quindi per esercizio solare dal 2021).
Chi può beneficiare della rivalutazione dei beni?
Possono accedere alla rivalutazione dei beni d’impresa:
- società di capitali;
- società di persone;
- imprenditori individuali;
- enti non commerciali.
Come funziona la rivalutazione dei beni a fini fiscali?
Il maggior valore attribuito ai beni in sede di rivalutazione può essere riconosciuto ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive, mediante il versamento di un’imposta sostitutiva nella misura del 3%.
VEDIAMO UN ESEMPIO:
- Costo storico del macchinario = 50.000 € (completamente ammortizzato)
- Rivalutazione = 30.000 € (imposta sostitutiva per riconoscimento fiscale del 3% = 900 €)
- Risparmio d’imposta = circa 28% (8.400 €)
*(ipotizzando 24% Ires + 3.9% Irap)
Quali beni sono oggetto di rivalutazione?
Sono oggetto di rivalutazione sia i beni d’impresa materiali e immateriali e le partecipazioni
Tra i beni rivalutabili, ad esempio, troviamo:
- impianti;
- macchinari;
- attrezzature;
- marchi;
- brevetti;
- etc.
È, quindi, possibile rivalutare anche beni immateriali come marchi e brevetti. Questo consente alle imprese di “quantificare” a bilancio il valore del proprio marchio che spesso non è presente nella documentazione contabile. Anche in questo caso l’impresa ne trae un importante beneficio fiscale.
VEDIAMO UN ESEMPIO
- Marchio a bilancio = 10.000 € (costo sostenuto per la registrazione del marchio)
- Fondo di ammortamento al 31 Dicembre 2019 = 556 €
- Valore netto contabile al 31 Dicembre 2019 = 9.444 €
- Rivalutazione del marchio = 950.000 €
- Valore del marchio rivalutato al 31 dicembre 2021 = 960.000 €
- Imposta sostitutiva per la rivalutazione (3%) = 28.500 €
- Ammortamento* del marchio post rivalutazione
=
60.000 €/anno
(anziché i 556 € degli anni antecedenti la rivalutazione).
*Considerando un ammortamento in 18 anni al 5,56%, di cui 16 residui al 6,25%
La disciplina della rivalutazione dei beni è complessa e necessita di figure specializzate che siano in grado di fare una perizia dei beni rivalutabili di un’impresa a motivare il valore della rivalutazione che non dovrà superare i valori effettivamente attribuiti ai beni con riguardo alla loro consistenza, alla loro capacità produttiva, ai valori correnti e alle quotazioni rilevate in mercati regolamentati italiani o esteri.